La gastronomia francese come stile di vita
La gastronomia francese può essere definita come l'arte della buona cucina, legata al piacere di mangiare.
Questa specificità viene sottomessa ad alcune regole di vita che prendono il nome di "servizio alla francese".
Che cosa si intende con questa espressione? Ogni Paese ha delle tradizioni culinarie che ne rivelano l'identità, in Francia la "Haute Cuisine", cioè la cucina raffinata, è oggetto di un vero e proprio culto: gli chef si considerano degli artisti e i loro piatti sono delle vere e proprie opere d'arte per il palato.
Per spiegare questo modo di rapportarsi alla gastronomia, bisogna comprendere che in Francia mangiare è un rituale di felicità, l'importanza di un pranzo, per esempio, viene giudicata dal numero delle portate e dall'abbondanza dei piatti.
Il piacere di mangiare accompagna il pasto e i convitati.
I Grandi Chef, tuttavia, sostengono una pressione enorme perché ogni anno le autorità culinarie distinguono i migliori ristoranti e chef di Francia con l'assegnazione di stelle: più stelle vengono attribuite ad un ristorante e più si sarà sicuri di trovare un'ottima cucina.
Le stelle, oltre a dare lustro al ristorante, permettono allo chef di modificare le ricette e crearne delle nuove.
Non ci si può dunque stupire se una delle principali ragioni per il turismo in Francia è la gastronomia e se i cuochi di tutto il Mondo arrivano in Francia per arricchire la loro formazione.
Tante sono le specialità apprezzate dai turisti, soprattutto giapponesi, americani e italiani, ma la ricetta preferita pare essere il "macaron".
Questo dolce, creato negli ultimi anni e dai colori vivaci, si basa su ingredienti semplici: farina di mandorle, bianco d'uovo e zucchero.
Si tratta di una ricetta comune a tutte le città francesi, anche se la versione parigina, quella più richiesta soprattutto dai turisti italiani, prevede una farcitura di crema o marmellata e una cottura particolare che lo rende croccante all'esterno e morbido all'interno.
Bio o non bio? Slow Food France
La Francia, Paese dei 400 formaggi, Paese in cui già negli anni Novanta esisteva un Istituto Francese del Gusto e una Settimana del Gusto, sembrerebbe certo l'ultimo Paese a cui si possa dare lezioni di Gusto...Invece, tra 1998 e 2002 un'associazione dal nome anglosassone, Slow Food, incomincia a riscuotere sempre maggiori consensi anche nella terra del Fois Gras... Ed ecco che nasce una rete di laboratori, soprattutto nella regione del sud, tra Nizza e Biarritz finché, nel 2003, viene fondata Slow Food France.Ma che differenza c'è tra Slow Food Italia e Slow Food France? Certamente le tradizioni di ogni Paese sono diverse, così come la cultura del cibo. Se in Italia Slow Food parte dall'idea che un alimento per essere sano e genuino deve essere di agricoltura biologica, in Francia non è così. I nostri vicini di frontiera basano la loro "cultura slow food" sull'utilizzo dei prodotti locali, prodotti a kilometro zero, e sulla protezione e salvaguardia dei prodotti alimentari tradizionali. Tutto ciò, però, non comporta che il tipo di agricoltura sia biologica.
La Guida Michelin
Alla fine dell'800, in Francia, due fratelli, André e Edouard Michelin, fondatori dell'omonima impresa francese, cominciarono, per la prima volta nella storia, la stesura di una guida utilizzabile dai turisti che contenesse informazioni sulla qualità di ristoranti e alberghi a livello nazionale e internazionale.
Nel 1900 la prima edizione della guida Michelin venne pubblicata.
Da allora questa guida assunse un'importanza riconosciuta a livello mondiale e divenne il maggiore punto di riferimento dei turisti.
Si tratta di pubblicazioni annuali divise in due gruppi: la guida rossa e la guida verde.
La prima riguarda la valutazione dei ristoranti e degli alberghi di dodici Paesi europei e di due delle più importanti città statunitensi (New York e San Francisco), mentre la seconda si rivolge al pubblico che ama il turismo itinerante.
La valutazione della guida si basa sull'assegnazione di stelle, da un minimo di una ad un massimo di tre.
La metodologia di questa assegnazione riguarda diversi aspetti: dalla qualità del cibo, al servizio offerto, alla cordialità del personale.
Per poter valutare tutto questo l'impresa Michelin ha assunto degli ispettori gastronomici e turistici che, in forme anonima, visitano tutto il territorio nazionale provando ristoranti e alberghi e scegliendo quelli di qualità superiore.
L'ultima guida rossa uscita, quella del 2012, si basa su un persorso di 400 000 km lungo tutte le strade di Francia, 3 000 pasti anonimi e più di 6 000 stabilimenti visitati.
Per quel che riguarda i ristoranti quest'anno ne sono stati premiati 594, di cui 485 a una stella, 83 a due stelle e 26 a tre stelle.
Considerando che, secondo le stime degli stessi editori della guida, la percentuale dei ristoranti premiati aumenta ogni anno del 15%, si può concludere che la guida Michelin è un forte incentivo per un miglioramento della qualità.
Il miglior ristorante francese d'Italia
La gastronomia francese è stata esportata in Italia dai suoi chefs attraverso l'apertura di ristoranti in tutto il Belpaese, ma in particolar modo al nord.
Si va da Bologna ( "Le Bistrot au Coq qui Rit" ) a Roma ( "Charly's Saucière" ) passando per Bolzano ( "Chez Fréderic" ), Milano ( "Il Santo Bevitore" ) et Torino ( "Chez Gaby Art Café Brasserie" ).
Anche se in Italia ci sono ben 1207 ristoranti stranieri, quelli francesi sono solamente dieci: ciò può essere spiegato, secondo gli esperti del settore enogastronomico, per via dell'alto costo dei prodotti alimentari provenienti dalla Francia.
Al contrario di altri tipi di ristoranti etnici, le cui materie prime hanno prezzi abordabili, i ristoranti francesi basano i loro menù sull'alta qualità dei loro alimenti, arrivando quindi a investire buona parte del loro fatturato nella spesa per gli alimenti di base.
I piatti più richiesti dai consumatori italiani restano quelli a base di carne: al primo posto, secondo un'indagine della rivista gastronomica italiana "Gambero Rosso" troviamo il filetto mignon di maiale cucinato con mousse di melanzane e con contorno di crocchette di patate, a seguire la costata di manzo e per ultimo il filetto di vitello ai funghi.
Ma l'offerta gastronomica francese non si limita solo alla carne!
Altri piatti molto richiesti sono quelli a base di pesce, soprattutto di frutti di mare, e, a sorpresa, il couscous di pollo, agnello e verdure, che, entrato nella gastronomia francese grazie ai suoi rapporti con il Marocco, è stato adesso esportato in Italia, dove ha conosciuto un largo consenso.
Secondo una recente indagine del sito di recensioni Tripadvisor, il miglior ristorante francese presente sul territorio italiano è il "Charly's Saucière" di Roma, aperto nella città eterna nel 1970 dallo chef che diede il nome al locale.
Gli ospiti lo descrivono come un posto "[...] dove si respira un'atmosfera diversa, elegante ma non troppo, sicuramente particolare. La musica francese anni 60 accompagna la serata."
Nel menù non manca nulla: dai piatti tradizionali della cucina francese, come la Quiche Lorraine o la zuppa di cipolle "au gratin", ai piatti più ricercati come la tartare di filetto o il risotto ai funghi champignon ai vini pregiati della vasta scelta francese.
Il menù cambia al cambiare da estate a inverno, così come gli ingredienti su cui si basano i piatti, in modo tale da poter offrire sempre alimenti freschi di stagione, e l'attuale padrona del ristorante passa tra i tavoli per accogliere gli elogi e i consigli dei clienti.
Data l'atmosfera particolare e romantica che si respira, gli avventori affermano che questo locale " [...] sembra fatto per essere vissuto in coppia, per una serata speciale."
Un autentico Bistrot parigino nel cuore di Roma!
La Maison Fossier e l'arte del Biscotto
Forse non tutti sanno che fino alla seconda metà del Settecento non esistevano imprese che producessero solamente biscotti, la prima e più antica in Francia fu la Maison Fossier, fondata nel 1756 a Reims.
La sua fama accrebbe quando la famiglia reale decise di farne il suo fornitore ufficiale di biscotti e la sua qualità fu messa interamente nelle mani dei Maestri Biscottieri, i quali usavano solo ingredienti di alta qualità, ma custodivano gelosamente le ricette.
Nel 2006 la Maison Fossier venne insignita del riconoscimento "Entreprise du Patrimoine Vivant" ("Impresa del Patrimonio Vivente").
Questo riconoscimento viene assegnato a quelle imprese alimentari che usano tecniche di produzione tradizionali specifiche di un determinato territorio, in modo tale da salvaguardare nello stesso tempo le tradizioni gastronomiche sia in fatto di ingredienti che di ricette e il territorio.
La ricetta più pregiata di questa antichissima Maison è senza dubbio il Biscotto Rosa di Reims, la cui ricetta risale al XVII secolo.
Si tratta di un biscotto di forma rettangolare e colore rosa, croccante, ricoperto di glassa di zucchero e passato due volte nel forno. Il suo impasto speciale gli permette di non disfarsi quando viene a contatto con i liquidi ed è quindi consigliato da mangiare con il thé.
Secondo la tradizione della sua città natale, vale a dire Reims, questo biscotto va intinto nello champagne e viene solitamente servito ai pranzi dei giorni di festa.
Pierre Hermé e la Grandezza del Macaron
Alcuni hanno definito il Macaron una Grandezza della gastronomia francese racchiusa in un piccolo pasticcino, ma come nasce il Macaron? Come nasce l'idea di questo favoloso pasticcino con il cuore tenero?
Il suo creatore si chiama Pierre Hermé, discendente da una famiglia alsaziana di pasticceri e panettieri da ben quattro generazioni.
Fin dalla giovane età Pierre dimostra un talento innato per la gastronomia e in particolar modo per la pasticceria, fattore che lo porterà a lavorare presso i Grandi della pasticceria francese: Gaston Lenotre e Fauchon.
La sua creatività gli permette di imparare le ricette e i metodi di preparazione tradizionali aggiungendo un tocco di personale: inizia a eliminare, per esempio, le decorazioni eccessive e inutili sui dolci; decide di studiare la gastronomia delle altre regioni per poter apprendere le ricette direttamente sul posto; diminuisce la quantità di zucchero sui dolci per far sì che si possano gustare anche gli altri sapori di una ricetta; infine rimette in discussione il suo lavoro personale rivisitando le proprie ricette.
Nel 1996 Pierre Hermé decide di aprire una propria Casa Pasticcera insieme a Charles Znaty a Parigi e due anni più tardi a Tokyo.
Il successo è immediato e vengono aperte altre ventidue filiali tra Francia, Giappone e Inghilterra.
La ricetta del Macaron nasce con l'idea di rivoluzione dei sapori pasticceri, nonché della forma del pasticcino tradizionale: si tratta di un piccolo panino in miniatura in cui le due estremità sono fatte di meringa e nel mezzo si trova una crema pasticcera il cui gusto varia da Macaron a Macaron.
Ricetta apprezzata dai Parigini così come dai turisti di tutto il Mondo, in particolar modo italiani, ha conquistato persino Hollywood: si narra, infatti, che Sofia Coppola, durante le riprese del film "Marie Antoinette", ne richiedesse sempre una scatola, purché fossero gli originali di Hermé.
Tredici Dessert per un Natale Provenzale
A Montelimar, dal 1 al 31 Dicembre 2011 si riscopre la tradizionale tavola natalizia della Provenza.Per tutto il mese di Dicembre si potrà approfittare di visite guidate gratuite nelle quali verrà spiegata la tradizione e la storia dei tredici dessert.
Da non perdere!
Indirizzo:
mairie de Montelimar
26200 France
0475010020
In questo video potrete osservare la preparazione di uno dei tredici dessert: il rocher al cocco, zenzero e limone.
Da Nizza a Genova: Socca o Farinata?
Chi è stato sia a Nizza sia in Liguria lo sa: i due territori sono arrivati alla stessa conclusione per quanto riguarda la farina di ceci. Che la chiamiate Socca come a Nizza o Farinata come a Genova poco importa, ciò che fa pensare è che gli ingredienti sono gli stessi (farina di ceci, acqua, olio extravergine d'oliva, sale e pepe) ed è lo stesso anche il tempo di cottura (si cuoce per una ventina di minuti nel forno a legna in una teglia molto bassa possibilmente di rame). Ma com'è possibile che due territori non molto vicini abbiano nella loro tradizione un piatto identico? In primo luogo possiamo dire che la farinata è sempre stata un elemento di base della cucina di alcune zone del Mediterraneo, e in particolare della cucina ligure dove ha radici molto antiche. Si narra, infatti, che nel XIII secolo durante una tempesta, alcune navi mercantili genovesi videro la loro scorta di olio distrutta e i ceci che trasportavano ammollati dall'acqua. Essendo tradizione genovese non buttare mai via nulla, i naviganti si ritrovarono a mangiare quella poltiglia saporita. Tradizione vuole che fu proprio allora che nacque la farinata.Oggi di questo piatto ne esistono diverse varianti: con le cipolline, con i carciofi e con i bianchetti (i piccoli delle sardine).